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08
Giugno
2013

Il Casanova francese della Roma Barocca

Di Olga Melasecchi

Nell' era tecnologica del post-moderno, succede a volte di incontrare personagi che sembrano appartenere ad altre epoche, estranei al mondo che li circonda e piuttosto immersi in atmosfere che noi non vediamo, legati,anima e corpo a valori ora dimenticati. Li caraterisa una gentilezza desueta e in loro si persepisce di fondo quasi un disaggio a muoversi tra volgarità e materialismo. Quando si incontrano persone di questo genere bisogna ascoltarle perchè recano messaggi che non ci sarebbe altrimenti possibile comprendere, ci aiutano in un certo senso, a percepire e ad afferrare realtà per noi invisibili. E QUESTA LA SENSAZIONE che si prova conoscendo il pittore francese Philippe Casanova, classe 1965. Lo incontriamo dall' antiquario Megna a via del Babuino a Roma, dove sono esposti, fino al 8 Dicembre, alcuni tra i suoi più recenti lavori che ruotano, come ormai da diverso tempo, intorno allo studio del Barocco romano, o meglio, ne celebrano il trionfo. "Lampi Voci Tuoni. Frammenti barocchi", questa piccola ma intensa mostra, raccoglie i dipinti di un neofita " folgorato lungo la via di Roma". Cosi infatti giustifica il titolo lo stesso Casanova in catalogo in catalogo: " Un giorno, visitando la mostra" Roma Barocca" a Castel Sant' Angelo, fui colpito da una formula letta su una didascalia, " LAMPI ; VOCI; TUONI ". Potrebbe essere il titolo di un trattato di etruscologia, oppure un proclama futurista (...) ma io vi trovai una folgorante sintesi della pirotecnica barocca in quanto successione di ritmi lanciati nello spazio. Mi immedesimai facendo di queste tre parole un motto, una bandiera e , man mano che sentivo aumentare in me l' entusiasmo, il prurito di inseguire Bernini, Juvarra e molti, mettendo i miei passi nei loro, presi il mio slancio prima di entrare in quella che Bert Treffers ama chiamare " il Ballo SAnto dell' Arte Barocca". Casanova si riferisce alle parole con cui Marcello Fagiolo, curatore della mostra romana del 2006, descriveva, usando una metafora di forte potenza evocativa, la Cattedra di S. Pietro del Bernini: " Nella girandola di luce la cattedra sembra emettere " lampi e voci e tuoni " come il trono dell' Apocalisse. La luce, protagonista assoluta della recita divina, si manifesta in tutte le forme possibili. Nasce reale dalla finestra, diventa calda e afosa al contatto con la vetrata, e poi si materializza nel bronzo dei raggi". E questa concezione della natura in divenire e delle sue continue metamorfosi, in cui lo spirito del barocco riconosceva lamanifestazione di Dio in terra che ha stupefatto e meravigliato il giovane artista francese. "E del poeta il fin la maraviglia", scriveva il poeta secentesco Giovan Battista Marino, e meravigliare i sensi del riguardante, creare un moto continuo tra lui e l' opera, lo spettatore diventa con le sue emozioni elemento attivo della stessa creazione. "Dello stile barocco, dapprima in Austria e poi sopratutto a Roma, ho amato fin da giovane la sua tensione verso l' infinito che è ricerca spirituale", spiega Philippe Casanova, " quando ero all' Accademia a Parigi trascorrevo ore al Louvre a copiare le opere del barocco Romano. La spiritualità del baroccoè per me una magnifiscenza che appaga i sensi e lo spirito; a differenza del mondo chiuso , a sé stante, nella ricerca della perfezione del neoclassicismo, il barocco contiene l' aspirazione all' infinito". I suoi dipinti sono realizzati a tempera su carta intelata, un tipo di pitture che volutamente allude all' affrescho, la tecnica italiana per eccellenza. Dietro a quegli squarci di soffitti di chiese barocche, in quei frammenti di vedute delle pareti affreschate di nobili palazzi romani o nelle gigantesche statue di santi colte come in un fotogramma, c' é lo studio accurato della luce, e per arrivare in modo più immediato agli effetti di luce Casanova inizia dipingendo sulla carta bianca , come si fa con gli acquarelli. A differenza tuttavia della tecnica immediata dell' acquarello,dietro la sua pittura data a colpi di pennello, sulla scia di grandi pittori come Velasquez o Renoir, c' é un accurato lavoro di studio delle proporzioni,, per poter essere libero di esprimersi con il colore senza paura di sbagliare. Le sue vedutte di sghembo , alla Degas, sarebbero piaciute a Bernini, perché immediate, vive nel loro suggerire l' idea di movimento. " I miei quadri" , spiega infatti l' artista, " sono visioni di una persona in cammino, in pellegrinaggio, che all' improviso, dietro una colonna, scopre una statua che medita nella penombra o aspetta noi inondata dalla luce". Il suo interesse per il barocco lo ha portato a vivere esperienze fuori del comune: ha vissuto tre anni tra le stanze borrominiane della Chiesa Nuova, respirando ogni giorno l' atmosfera mistica e rarefatta che ancora si persepisce in quegli ambienti, dipingendo per i padri dell' Oratorio sedici vedute legate a San Filippo neri, tra le quali sono qui in mostra due ardite visioni della navata centrale della chiesa inondata da filamenti di luce; a lui è stato eccezionalmente concesso di rimanere ore dentro la Basilica di San Pietro con le sue tele per diventare interprete moderno dei capolavori del Bernini , dal ciborio dell' altare maggiore al tabernacolo della cappella del Sacramento, astrazioni liriche dei capisaldi del barocco trionfante.